Parco Nazionale del Vesuvio, Italia: cosa vedere e fare nel vulcano di Pompei

Il Parco Nazionale del Vesuvio, conosciuto in italiano come Parco Nazionale del Vesuvio, è una riserva naturale che circonda il vulcano Vesuvio, situato a est di Napoli, in Italia. Questo parco è stato istituito nel 1995 e copre circa 135 chilometri quadrati, tutti all’interno della Città Metropolitana di Napoli.

Informazioni sul Parco Nazionale del Vesuvio

Storia

Il Parco Nazionale del Vesuvio è stato ufficialmente istituito il 5 giugno 1995, coprendo 8.482 ettari distribuiti in 13 comuni italiani.

Con l’obiettivo di proteggere e conservare la fauna, la flora e la biodiversità dell’Italia, nonché le formazioni geologiche uniche e i processi naturali che caratterizzano questa regione attorno al Vesuvio, vicino a Napoli.

I suoi obiettivi sono ampi e spaziano dalla conservazione delle specie animali e vegetali alla tutela dei valori paesaggistici ed ecologici. Il parco si concentra anche sull’applicazione di metodi di gestione ambientale che integrano armoniosamente l’attività umana con l’ambiente naturale, promuovendo attività tradizionali ed educative che rispettano l’ecosistema. La sua importanza è accresciuta dalla fitta urbanizzazione che lo circonda e dalla sua fama come uno dei vulcani più pericolosi del mondo.

Parco Nazionale del Vesuvio, Italia: cosa vedere e fare nel vulcano di Pompei

Il parco gode di un forte sostegno ambientale per il recupero e la conservazione della sua bellezza naturale, contrastando il degrado subito in passato e garantendo che le generazioni presenti e future possano godere delle sue risorse. Come altri parchi e aree protette italiane, il Parco Nazionale del Vesuvio è uno dei più importanti del paese e, insieme al Parco Nazionale dello Stelvio, è tra i più visitati ogni anno.

Dal punto di vista naturalistico, il parco è eccezionalmente ricco e variegato. È noto per la sua ricchezza mineralogica e per la sua vegetazione diversificata, che comprende oltre 900 specie di piante, tra cui betulle, ontani napoletani e numerose orchidee. Anche la fauna è notevole, con una grande varietà di invertebrati e vertebrati, tra cui rapaci e mammiferi come volpi e lepri.

Il suolo vulcanico dell’area è ideale per l’agricoltura, con coltivazioni di albicocche, ciliegie, uva (che dà origine al vino DOC Lacryma Christi) e pomodori Piennolo, tra gli altri prodotti. Inoltre, il parco ospita una vasta gamma di minerali e offre l’opportunità di studiare gli strati sedimentari e le formazioni geologiche generate dalle eruzioni storiche e dall’azione degli agenti esterni.

Contenuto

Come raggiungere il Parco Nazionale del Vesuvio

  • Palazzo Mediceo Via Palazzo del Principe 80044 Ottaviano (NA)

Orari di apertura e prezzi dei biglietti

Orari di apertura e giorni di visita al cratere del Vesuvio:

  • Gennaio, febbraio, novembre, dicembre: lunedì – domenica, dalle 9:00 alle 15:00.
  • Marzo e ottobre: lunedì – domenica, dalle 9:00 alle 16:00.
  • Aprile, maggio, giugno, settembre: lunedì – domenica, dalle 9:00 alle 17:00.
  • Luglio e agosto: lunedì – domenica, dalle 9:00 alle 18:00.

Salvo condizioni meteorologiche avverse o cause di forza maggiore, il sentiero che conduce al cratere è aperto tutti i giorni dell’anno, compresi sabati, domeniche e festivi.

Prezzi dei biglietti per la visita al cratere del Vesuvio:

  • Biglietto intero: 10€.
  • Studenti di scuole e università di ogni ordine e grado: 8€.
  • Ingresso gratuito per bambini sotto i 120 centimetri di altezza e persone con disabilità al 100% con accompagnatore.

Escursioni e attività consigliate

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Cosa vedere e fare nel Parco Nazionale del Vesuvio

Il patrimonio storico dell’area del Vesuvio è straordinario e variegato. Dalla famosa città archeologica di Pompei alle rovine di Ercolano e Oplontis, questa regione è ricca di storia antica e di affascinanti siti archeologici.

Oltre a queste celebri destinazioni, si possono trovare anche altri tesori storici, come i recenti scavi di Somma Vesuviana, Villa Regina a Boscoreale e le sontuose ville settecentesche lungo il Miglio d’Oro. Le grandi fattorie del Vesuvio e i tetti a botte di Terzigno raccontano storie di vita rurale e di architettura tradizionale della regione.

Cosa vedere e fare nel Parco Nazionale del Vesuvio, Italia

I musei svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione e divulgazione del patrimonio dell’area. Il MAV (Museo Archeologico Virtuale) di Ercolano e il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Portici sono solo due esempi di istituzioni che offrono una finestra sul passato. Inoltre, il Museo del Corallo di Torre del Greco e il Museo del Contadino di Somma Vesuviana mettono in evidenza aspetti specifici della storia e della cultura locale.

Il vulcano Vesuvio

Il Vesuvio è sia un’icona geologica che culturale, riconosciuto per la sua forma distintiva e la sua storia vulcanica. Con un’altezza massima di 1.277 metri, questo stratovulcano si erge imponente sulla città di Napoli, rappresentando un simbolo caratteristico della regione e rimanendo uno dei pochi vulcani attivi dell’Europa continentale. Fortunatamente, è possibile partecipare a un tour guidato. Scopri tutte le informazioni oppure seguire il percorso autoguidato: Vedi il percorso qui.

Vulcano Vesuvio

Il complesso vulcanico Somma-Vesuvio è un chiaro esempio di un vulcano dentro un vulcano. Il Monte Somma, un cono esterno ormai spezzato, circonda il Vesuvio ed è caratterizzato da una serie di crateri, molti dei quali sono stati distrutti dall’attività vulcanica. Tra questi, il Gran Cono o Vesuvio, probabilmente formatosi durante la catastrofica eruzione del 79 d.C., celebre per la distruzione di Pompei ed Ercolano.

La Valle del Gigante separa il Monte Somma dal Vesuvio e si divide in due sezioni distinte: l’Atrio del Cavallo a ovest e la Valle dell’Inferno a est. Nonostante la storica violenza del vulcano, la parte settentrionale dell’antico cratere del Monte Somma è in gran parte conservata grazie alla sua protezione naturale.

I pendii del Vesuvio presentano una varietà di inclinazioni e sono segnati da solchi radiali scavati dall’erosione dell’acqua. Rocce vulcaniche scure dominano la regione, con il bordo antico del cratere che forma una serie di creste conosciute come "cognoli".

Il Vesuvio è un vulcano misto poligenico, composto da diverse varietà di lave e sedimenti piroclastici di differenti composizioni chimiche. I pendii sono coperti da materiali trasportati da colate di fango e lava, formando profondi solchi chiamati canali o "lagni". Gli alti argini, composti da scorie laviche, sono ricchi di nutrienti e forniscono un suolo fertile cruciale per la vegetazione circostante.

Rovine di Ercolano

Le rovine di Ercolano, iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO insieme a Pompei e Oplontis dal 1997, offrono un’affascinante testimonianza della vita antica. Scoperte per caso nel 1709, gli scavi successivi hanno portato alla luce una parte significativa dell’antica città, sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Rovine di Ercolano, Italia

I lahar e i flussi piroclastici, con le loro alte temperature, hanno carbonizzato tutti i materiali organici, come legno, tessuti e cibo, preservando così numerosi aspetti della vita quotidiana dell’epoca. Tra le scoperte più notevoli vi è la Villa dei Pisoni, conosciuta anche come Villa dei Papiri, emersa grazie agli scavi moderni negli anni ’90. In questa villa sono stati rinvenuti papiri che conservano i testi dei filologi greci di Ercolano.

Esplorare le rovine di Ercolano è come fare un viaggio nel tempo, ammirando la grandezza e lo splendore di un’antica civiltà, congelata nel tempo dalla furia del vulcano. Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito ufficiale http://ercolano.beniculturali.it/.

Antiquarium di Ercolano

Antiquarium di Ercolano, vicino alle rovine del Vesuvio

L’Antiquarium di Ercolano, situato vicino alle rovine archeologiche, offre un’esperienza complementare e integrativa alla visita di questi siti storici. Questo spazio ospita un’impressionante collezione di reperti e statue recuperate dalle antiche città romane di Pompei ed Ercolano.

Qui si ha l’opportunità di approfondire la conoscenza della vita quotidiana e culturale di queste antiche civiltà. Le esposizioni presentano una varietà di manufatti, dagli utensili domestici alle sculture magnificamente conservate, offrendo una prospettiva unica sulla vita nell’epoca romana e arricchendo il patrimonio storico e artistico di Pompei ed Ercolano.

Museo Archeologico Virtuale di Ercolano (MAV)

Il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano (MAV) è un centro culturale innovativo che combina tecnologia all’avanguardia con il patrimonio storico e la comunicazione culturale. Situato nei pressi degli scavi dell’antica Ercolano, il MAV offre un’esperienza unica ed eccezionale.

Museo Archeologico Virtuale di Ercolano (MAV)

All’interno, l’esposizione guida i visitatori in un emozionante viaggio nel tempo, permettendo di rivivere la vita nelle antiche città romane di Pompei ed Ercolano prima della devastante eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Oltre settanta installazioni multimediali danno nuova vita a questi siti archeologici, offrendo una prospettiva coinvolgente sulla loro passata grandezza.

Attraverso ricostruzioni scenografiche, interfacce visive e ologrammi, il MAV trasporta i visitatori in una dimensione virtuale, dove possono esplorare in modo interattivo e ludico la ricchezza del patrimonio archeologico. È uno spazio educativo e cognitivo dove realtà e immaginazione si fondono, creando nuove forme di apprendimento e intrattenimento.

Situato in un’area di 5.000 metri quadrati su tre livelli nel cuore di Ercolano, il MAV si trova vicino ad altre importanti attrazioni turistiche, come gli scavi archeologici, il mercato vintage Resina e il Parco Nazionale del Vesuvio. La sua posizione strategica lo rende una meta imperdibile per chi desidera immergersi nella straordinaria storia della regione.

Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito ufficiale del MAV: http://www.museomav.it/.

Antiquarium di Boscoreale

L’Antiquarium di Boscoreale è un luogo che offre una visione dettagliata dello stile di vita delle antiche popolazioni del Vesuvio in epoca romana. Grazie ai reperti archeologici provenienti dagli scavi di Pompei, Ercolano, Oplontis, Stabia, Terzigno e Boscoreale, il museo ricostruisce la realtà naturalistica e paesaggistica della regione.

Esposizione di reperti antichi nell'Antiquarium di Boscoreale, Italia

Questo museo archeologico presenta un’ampia collezione di manufatti e oggetti che illuminano la vita quotidiana, la cultura e le usanze delle persone che abitavano la zona in epoca antica. Dagli utensili domestici alle opere d’arte, i visitatori possono immergersi nel passato e comprendere meglio la storia della regione.

L’Antiquarium di Boscoreale offre un’esperienza educativa e informativa, permettendo ai visitatori di esplorare la ricchezza del patrimonio culturale e archeologico dell’area vesuviana. È una destinazione imperdibile per chi è interessato alla storia e all’archeologia dell’antica Roma.

Villa Augustea a Somma Vesuviana

Affresco nella cupola di Villa Augustea a Somma Vesuviana

Villa Augustea a Somma Vesuviana è un sito di notevole interesse, situato in una regione di grande importanza agricola. La sua posizione in un’area pianeggiante e dolce, che digrada verso nord nella pianura campana, offre un ambiente ideale per l’agricoltura. Nonostante si trovi a circa 50 metri sul livello del mare, la brezza marina che arriva nel pomeriggio dà la sensazione di essere molto più vicini al mare di quanto non lo sia realmente.

I suoli della zona, composti principalmente da materiali vulcanici e limo, sono eccezionalmente fertili e permeabili, ideali per una grande varietà di coltivazioni. Dagli alberi da frutto come albicocchi e ciliegi alle viti a bacca rossa, questa terra è stata storicamente produttiva e diversificata nelle sue colture. Per decenni, la zona era caratterizzata da una vegetazione fitta, che le conferiva l’aspetto di una "foresta agricola".

La costruzione di Villa Augustea risale al 120 d.C., poco dopo l’eruzione del 79 d.C. che devastò la regione. In questo periodo di rinascita vegetativa, la villa fu eretta come simbolo della resilienza umana e naturale. Si ritiene che la villa avesse accesso ad acqua potabile, probabilmente da sorgenti vicine o dall’Acquedotto di Augusto.

Progetto di restauro di Villa Augustea a Somma Vesuviana

Decorata con motivi legati al culto di Dioniso e Pan, la villa era adornata con statue e ornamenti che celebravano l’abbondanza della terra. Dopo essere stata abbandonata dai suoi proprietari nel III secolo d.C., la villa fu utilizzata come grande cantina, diventando uno dei più importanti centri di produzione vinicola della regione dell’epoca.

Tuttavia, l’eruzione del Vesuvio del 472 d.C. cambiò drasticamente il paesaggio e distrusse la villa e i suoi dintorni. Le sorgenti scomparvero, la cisterna si prosciugò e il corso dell’Acquedotto di Augusto venne alterato. Nonostante la devastazione, Villa Augustea rimane una testimonianza tangibile del glorioso passato della regione e un promemoria della continua lotta tra natura e umanità. Sono in corso sforzi di recupero e conservazione per portare alla luce e proteggere questo importante sito archeologico.

Museo delle Arti, Mestieri e Tradizioni Popolari

Museo delle Arti, Mestieri e Tradizioni Popolari

Il Museo delle Arti, Mestieri e Tradizioni Popolari, situato nelle antiche cantine e nei giardini del complesso monumentale di Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana, è un tesoro culturale che ospita un’impressionante collezione di circa 3.200 pezzi. Questi reperti sono una preziosa testimonianza della vita rurale dal 1050 fino ai giorni nostri.

L’esposizione del museo è sapientemente organizzata attorno ai cinque sensi, permettendo ai visitatori di immergersi nella ricca storia e nelle tradizioni della campagna. Ogni oggetto esposto, utilizzato da artigiani e contadini nella vita quotidiana, racconta una storia unica ed evoca ricordi di epoche passate.

I visitatori hanno l’opportunità di vivere non solo la storia, ma anche la quotidianità del contadino all’esterno del museo. Il giardino si trasforma in un orto, dove vengono coltivati ortaggi e piante officinali. Inoltre, è possibile osservare animali da fattoria, aggiungendo un’ulteriore dimensione all’esperienza.

Il Museo delle Arti Rurali è un luogo di incontro dove gli antichi mestieri prendono vita attraverso eventi ed esposizioni, offrendo una finestra sul passato e celebrando il ricco patrimonio culturale della regione. Per chi è interessato a esplorare la storia e le tradizioni della campagna, una visita a questo museo è un’esperienza davvero arricchente.

Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito ufficiale del museo: http://www.museocontadino.com/.

Osservatorio Vesuviano

Osservatorio Vesuviano

L’Osservatorio Vesuviano, inaugurato nel 1841 da Ferdinando II delle Due Sicilie, è un gioiello storico e scientifico unico al mondo. Ospitato in un edificio in stile neoclassico, circondato da un rigoglioso giardino con flora autoctona della zona vesuviana, l’osservatorio vanta un’impressionante collezione di strumenti e oggetti scientifici utilizzati nei secoli per studiare i fenomeni vulcanici.

Una delle principali attrazioni dell’osservatorio è l’esposizione "Vesuvio: 2000 anni di osservazioni", che offre una panoramica affascinante sulle eruzioni vulcaniche nel corso della storia attraverso filmati, materiale iconografico e campioni di prodotti eruttivi. Inoltre, i visitatori hanno la possibilità di osservare in tempo reale i dati sismici e geochimici registrati dalla rete di monitoraggio dell’osservatorio.

La biblioteca dell’osservatorio è un vero e proprio tesoro per ricercatori e appassionati di scienza, ospitando un’ampia raccolta di materiale bibliografico su vulcanologia, sismologia, meteorologia, paleontologia e botanica. Inoltre, offre una selezione di periodici e monografie che forniscono una visione approfondita di questi campi scientifici.

Per chi è interessato a esplorare la storia e la scienza dietro il Vesuvio, una visita all’Osservatorio Vesuviano offre un’esperienza educativa e arricchente. Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito ufficiale: http://www.ov.ingv.it/ov/.

Museo e Fabbrica Emblema

Il Museo e Fabbrica Emblema è un’autentica gemma culturale della regione, distinguendosi come un’istituzione unica dedicata all’arte moderna e contemporanea.

Museo e Fabbrica Emblema

Gestito da un’organizzazione senza scopo di lucro, il museo è un’iniziativa permanente istituita per adempiere agli obiettivi espressi nella Legge Regionale n. 12 del 2005. Fondato dal rinomato artista internazionale Salvatore Emblema, questo museo mira a creare uno spazio ispiratore nella sua terra natale, Terzigno, alle pendici del Vesuvio, dedicato all’educazione, allo studio e alla promozione dell’arte contemporanea.

Riconosciuto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, il museo è considerato uno dei pochi esempi di Casa-Museo in Italia ed è di Interesse Regionale. I visitatori hanno l’opportunità unica di esplorare lo studio dell’artista, conosciuto come l’uomo del Vesuvio, ammirato nel mondo dell’arte del XX secolo e collaboratore di figure di spicco come Mark Rothko, le sorelle Fontana e Federico Fellini. Inoltre, il suo lavoro è stato incluso nel Manuale di Storia dell’Arte di Carlo Giulio Argan.

Per gli amanti dell’arte contemporanea e per coloro interessati alla ricca storia culturale della regione, una visita al Museo e Fabbrica Emblema è un’esperienza unica e stimolante. Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito ufficiale del museo: http://www.salvatoreemblema.it/.

Ville Rustiche Romane del Vesuvio

Il patrimonio delle ville rustiche romane, note come villae rusticae, offre una meravigliosa testimonianza della vita e della produzione agricola nell’antica regione del Vesuvio.

Ville rustiche romane del Vesuvio

Queste ville, sparse per l’ager Pompeianus, l’area suburbana di Pompei, svolgevano un ruolo vitale nella rete produttiva del I secolo d.C. alle pendici del Vesuvio e nella vicina pianura del fiume Sarno. A Boscoreale, in particolare, gli scavi archeologici condotti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo hanno portato alla luce numerose strutture, tra cui la Villa della Pisanella, successivamente interrata.

Questi ritrovamenti hanno permesso di scoprire e recuperare preziose decorazioni murali e pavimentali, oltre a oggetti delle ville, molti dei quali oggi sono esposti in prestigiose collezioni museali come il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Louvre di Parigi e il Metropolitan Museum of Art di New York.

Villa Regina

Tra le numerose ville rustiche studiate nella zona, spicca la celebre Villa Regina a Boscoreale. Questa villa era nota per la sua intensa attività di produzione vinicola, testimoniata dalla presenza di diversi ambienti dedicati alla lavorazione dell’uva. Tra questi vi era l’area per la pigiatura dell’uva, chiamata calcatorium, oltre alle strutture fisse per l’installazione del torchio in legno, detto torcular. Inoltre, la villa possedeva un’ampia cantina che ospitava grandi vasi di terracotta interrati, noti come dolia defossa, utilizzati per la conservazione del vino.

Miglio d’Oro

Il Miglio d’Oro è un tratto costiero, oggi noto come SS18, che si estende dai quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio e Barra, attraversando San Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano, tra il Vesuvio e il Golfo di Napoli. Lungo questo tratto si trovano 122 ville, riconosciute come Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1997.

Nel 1738, Carlo di Borbone e sua moglie scelsero Portici come sede della loro nuova residenza reale. Ciò portò alla proliferazione di sontuose ville e vasti giardini in stile rococò e neoclassico, progettati da celebri architetti come Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Antonio Vaccaro e Ferdinando Sanfelice. Queste ville sono ancora visibili nei comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco.

Esistono due itinerari per esplorare quest’area: il Museo del Territorio e le Ville Vesuviane, che comprende il territorio di Ercolano e consente la visita a Villa Campolieto, Villa Ruggiero e al Parco sul Mare di Villa Favorita; e il Museo Leopardi di Villa delle Ginestre a Torre del Greco, dove è possibile partecipare a un tour guidato per conoscere meglio Giacomo Leopardi, che qui visse e compose alcune delle sue poesie più celebri, come La Ginestra e Il Tramonto della Luna.

Borgo Medievale di Casamale

Il borgo medievale di Casamale, situato all’interno del perimetro del Parco Nazionale del Vesuvio, è di grande interesse storico e architettonico. La sua cinta muraria, di origine angioina e modificata nel 1467 per ordine di Ferrante I d’Aragona, fu eretta come possente struttura difensiva a protezione di Napoli. Questo muro, lungo circa 1.300 metri e dotato di torri semicilindriche, rimane un elemento distintivo del borgo.

Casamale era strategicamente posizionato e isolato da due canali naturali, l’Alveo Fossa dei Lioni a est e l’Alveo Cavone a ovest, entrambi ancora esistenti.

La Chiesa degli Alcantarini, incastonata tra le mura, ha avuto diversi occupanti nel corso della sua storia, prima le monache carmelitane e poi i francescani alcantarini e i padri trinitari.

All’interno del borgo si trova la Collegiata, che custodisce tesori architettonici e artistici. Particolarmente degno di nota è il suo splendido soffitto, decorato con intagli lignei dorati in oro puro raffiguranti spirali vegetali e putti nudi. Si possono inoltre ammirare un pulpito in legno, un organo a canne del XVIII secolo e un coro ligneo, che arricchiscono ulteriormente il patrimonio culturale di Casamale.

Castello d’Alagno

Il Castello d’Alagno, un’imponente residenza fortificata costruita dagli aragonesi nel 1458, si trova nel territorio di Somma Vesuviana. Questo castello fu eretto per volontà di Lucrezia d’Alagno, amante del re Alfonso I d’Aragona, che lo scelse come rifugio dopo la morte del monarca. Situato all’esterno delle mura aragonesi, vicino al borgo medievale di Casamale e in direzione del Monte Somma, il castello ha una storia affascinante.

Nel tempo, il castello cambiò più volte proprietario, tra cui il Principe De Curtis, noto artisticamente come Totò. Nel 1998, il comune acquistò il castello con l’intento di trasformarlo in un museo e in una biblioteca, preservandone così la ricca storia per le generazioni future.

Palazzo Mediceo

Il Palazzo Mediceo è una straordinaria costruzione longobarda con documenti storici che ne attestano l’esistenza tra il 1039 e il 1080. Oggi ospita la sede del Parco Nazionale del Vesuvio, preservando la sua ricca storia e fornendo uno spazio dedicato all’amministrazione e alla conservazione di questo importante patrimonio naturale.

Chiesa di Nostra Signora delle Grazie

La Chiesa di Nostra Signora delle Grazie, inizialmente una modesta cappella nel villaggio di Trecase, fu elevata al rango di chiesa parrocchiale nel 1587 da una bolla papale concessa da Papa Sisto V. Due anni dopo, nel 1589, subì una significativa ristrutturazione per far fronte alla continua crescita della popolazione, venendo ampliata e ristrutturata con un design più spazioso e dignitoso.

Oggi questa chiesa è un magnifico esempio di architettura barocca, notevole per la sua bellezza e il suo valore storico. Durante il prospero periodo delle ville vesuviane nel XVIII secolo, molte famiglie nobili di Napoli e della regione costruirono le loro residenze estive in questo territorio. Sfruttando questo contesto, nel 1723, la Chiesa di Nostra Signora delle Grazie subì un’ulteriore fase di ristrutturazione e ampliamento, acquisendo la configurazione che la distingue ancora oggi.

Masseria Casa Bianca

La Masseria Casa Bianca, situata sulle pendici del Vesuvio nel comune di Boscotrecase, si distingue per la sua unicità e per il suo ambiente circostante, caratterizzato da vaste distese di lava scura e arida, rese peculiari dalla presenza di intonaco di calce.

Dalla seconda metà del XIX secolo, questo luogo ha svolto diversi ruoli, funzionando non solo come masseria, ma anche come locanda, taverna e area di sosta per i cavalli dei viaggiatori diretti al Gran Cono del Vesuvio. Tra gli illustri visitatori che vi sono passati figura il sacerdote Achille Ratti, che, dopo essere diventato Papa Pio XI, salì in questo luogo durante il suo periodo come membro del Club Alpino Italiano di Milano.

Dal punto di vista architettonico, Casa Bianca si distingue per la sua affascinante area porticata, originariamente coperta da una volta a botte, probabilmente ispirata a soluzioni architettoniche simili adottate nel restauro della Casa delle Nozze d’Argento negli scavi di Pompei.

Chiesa di Santa Maria di Pugliano a Ercolano

La Chiesa di Santa Maria di Pugliano a Ercolano è un santuario con una ricca storia che risale all’XI secolo e, dal 1574, è riconosciuta come basilica papale. Già nel Medioevo questo luogo era noto e, durante gli scavi per la costruzione della chiesa, furono rinvenuti due splendidi sarcofagi di epoca romana, ancora oggi conservati al suo interno e di grande interesse artistico.

Dall’esterno, la Basilica presenta una combinazione di strutture di epoche diverse, conservando solo il campanile della struttura originaria. All’interno, la chiesa, con una pianta a tre navate e cappelle laterali, custodisce notevoli opere d’arte.

Complesso di Santa Maria del Pozzo

Il Complesso di Santa Maria del Pozzo è un imponente insieme monumentale che racconta la storia degli insediamenti religiosi della zona, sepolti e ricostruiti su più livelli a causa delle periodiche inondazioni provocate dalle pendici del vicino Monte Somma.

Secondo un’antica leggenda locale, in questo sito esisteva un tempio romano dedicato a Giove, successivamente trasformato in luogo di culto cristiano. La piccola cappella situata all’interno del santuario, al livello più basso, si ritiene facesse parte di un’antica cantina romana. Questa cappella presenta, sopra la volta a botte, l’ingresso di un pozzo, da cui deriva il nome "Madonna del Pozzo".

Sopra la cappella si erge la chiesa costruita nel 1333 dal re Roberto d’Angiò e, successivamente, nel 1500, la regina Giovanna d’Aragona ordinò la costruzione del convento e della chiesa superiore.

Santuario della Madonna dell’Arco

Il Santuario della Madonna dell’Arco ha origine da un miracolo avvenuto il 6 aprile 1450, quando un giovane stava giocando a pallamaglio a Sant’Anastasia. Nel tentativo di colpire la palla, questa colpì la guancia sinistra di un’immagine sacra situata in un santuario votivo dedicato alla Madonna dell’Arco, così chiamato per la sua vicinanza ai resti degli archi di un acquedotto romano. L’immagine iniziò a sanguinare, attirando numerosi fedeli e portando alla costruzione di un santuario a lei dedicato nel 1593.

I lavori di costruzione furono completati nel 1610 e comprendevano l’eremo votivo originale e la prima chiesa costruita attorno ad esso. Il progetto fu supervisionato dall’architetto Giovan Cola di Franco, noto per i suoi lavori nella Chiesa di Santa Maria La Nova e nella Cappella di San Gennaro nel Duomo di Napoli. Il santuario ospita un coro scolpito in noce e diversi dipinti di grande valore, tra cui l’Adorazione dei Magi di Luca Giordano. Inoltre, vi è un piccolo tempio che custodisce l’immagine sacra della Vergine, commissionata nel 1621 a Bartolomeo Picchiatti.

I portali del santuario sono decorati con scene bibliche in rame. Ogni anno, il Lunedì dell’Angelo, il santuario è meta del tradizionale pellegrinaggio dei fujenti o battenti, un evento che attira migliaia di fedeli.

Fauna del Vesuvio

Grazie alla sua posizione unica e alla varietà di habitat che offre, il Parco Nazionale del Vesuvio è diventato un punto cruciale per la fauna selvatica, fungendo da luogo di incontro per diverse specie. Isolato dagli Appennini e circondato da ambienti mediterranei continentali, il parco rappresenta un importante crocevia zoogeografico.

La vicinanza alla costa, la sua posizione come unica montagna al centro della pianura nolana e le favorevoli condizioni climatiche hanno creato un rifugio vitale per la fauna migratoria, oltre a ospitare numerose specie in un’area relativamente piccola. Inoltre, le aree rurali rimanenti, sebbene limitate in estensione, offrono habitat specifici che consentono la sopravvivenza delle specie ad essi adattate. Tutto ciò ha contribuito agli studi sulla mesofauna nelle aree protette, finanziati dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, per comprendere meglio la distribuzione di alcune specie all’interno dell’area protetta.

La diversità rurale, soprattutto ai confini tra i diversi sistemi agricoli, favorisce la dispersione delle specie all’interno e all’esterno del parco. Questa varietà di habitat ha portato alla formazione di comunità faunistiche diversificate, comprendenti uccelli, mammiferi, rettili e anfibi. Queste specie, come la vegetazione, partecipano a processi ciclici di ricolonizzazione, rendendo il complesso vulcanico vesuviano un prezioso patrimonio di biodiversità da proteggere.

Mammiferi nel Parco

Negli ultimi decenni, significativi cambiamenti nella copertura forestale hanno avuto un notevole impatto sulle comunità di mammiferi nella regione vesuviana.

Nonostante l’area protetta relativamente piccola e la sua condizione di "isola biogeografica", nell’area sono state identificate un totale di 29 specie di mammiferi, dimostrando una notevole diversità.

La maggior parte di queste specie ha abitudini crepuscolari e notturne, adattandosi alle mutevoli condizioni ambientali. I mammiferi più comuni della regione sono roditori e insettivori, che costituiscono una parte fondamentale della catena alimentare e rappresentano una preda per molti predatori locali.

Tra le specie più diffuse vi sono il ghiro (Eliomys quercinus), riconoscibile per la sua maschera nera e la lunga coda, che abita le foreste miste del Monte Somma. Sono presenti anche il moscardino (Muscardinus avellanarius) e il ghiro comune (Glis glis), entrambi diffusi nelle foreste e nelle aree coltivate.

Queste specie, insieme ad altre presenti nella regione, evidenziano l’importanza della conservazione degli habitat naturali del Vesuvio per garantire la sopravvivenza della sua diversificata comunità di mammiferi.

Uccelli

Situata lungo le rotte migratorie degli uccelli del Paleartico occidentale, l’area vulcanica del parco funge da rifugio e punto di sosta per molte specie durante i loro lunghi viaggi migratori, diventando un habitat ideale grazie alla sua posizione lungo la costa. Questa collocazione geografica rende il parco un luogo strategico per gli uccelli migratori, che vi sostano per rifocillarsi dopo aver attraversato il Mediterraneo.

La diversità ornitologica del Parco Nazionale del Vesuvio è sostenuta da una vasta gamma di habitat, sia naturali che modificati dall’attività umana. Questo territorio ospita circa 150 specie di uccelli, tra cui specie migratrici, svernanti e residenti che nidificano nella regione.

Tra gli uccelli migratori che visitano il parco si trovano specie come l’albanella minore (Circus aeruginosus), il grillaio (Falco naumanni), il gruccione (Merops apiaster) e il rigogolo europeo (Coracias garrulus).

Uno studio recente condotto dall’Ente Parco ha analizzato le comunità di uccelli che nidificano e svernano nel complesso vulcanico. Delle 89 specie studiate, 71 sono nidificanti e 16 migratrici e svernanti. È stato scoperto che 46 delle 71 specie nidificanti sono residenti permanenti nella regione, un dato significativo data l’estensione dell’area protetta.

Alcune di queste specie sono incluse nell’Allegato 1 della Direttiva Habitat, sottolineando la loro importanza per la conservazione. Tra queste figurano il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il falco pellegrino (Falco peregrinus), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), il picchio rosso minore (Dendrocopos minor), recentemente scoperto come specie nidificante sul Monte Somma, il merlo dal collare (Monticola saxatilis) e il corvo imperiale (Corvus corax), con due coppie presenti sul vulcano.

La presenza di queste specie, alcune delle quali prediligono ambienti rocciosi come il merlo, evidenzia l’importanza di conservare le aree d’alta quota come il Gran Cono e le creste del Monte Somma. Altre specie indicano il recupero ecologico delle foreste nel parco, fungendo da indicatori della salute dell’ecosistema.

Anfibi e rettili

Il Parco del Vesuvio ospita due specie di anfibi e otto specie di rettili.

Tra gli anfibi presenti troviamo la rana verde e il rospo smeraldino europeo. Tuttavia, in passato la regione ospitava altre specie che oggi sono scomparse, come la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). La presenza storica di questa salamandra è stata oggetto di dibattito zoologico e si ritiene sia stata scoperta e descritta per la prima volta sul Vesuvio agli inizi del XIX secolo.

La scarsità di bacini idrici e l’intensa attività umana nell’area hanno limitato la presenza di anfibi nella regione.

Il rospo smeraldino europeo (Bufo viridis), specie protetta dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea, è ampiamente distribuito sui versanti orientali, settentrionali e occidentali del complesso vulcanico. Questo rospo, caratterizzato da macchie verde smeraldo sul dorso, concentra la sua attività riproduttiva in pochi giorni di primavera, sfruttando le pozze temporanee formate dalle prime piogge stagionali.

Invertebrati

Il complesso vulcanico Somma-Vesuvio ospita una ricca diversità di invertebrati, dovuta in parte al suo variegato mosaico ecologico, frutto della combinazione tra la sua storia eruttiva, l’impatto umano e la posizione geografica. Nonostante il relativo isolamento, quest’area rappresenta un importante rifugio e un’area di colonizzazione per molte specie di artropodi, alcune delle quali rare o minacciate in altre regioni.

Grazie a recenti ricerche, nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio è stato identificato un impressionante totale di 1.229 specie di artropodi. Questo dato evidenzia l’importanza dell’ambiente vesuviano come habitat vitale per un’ampia gamma di organismi, tra cui insetti, ragni, crostacei e altri artropodi.

Questa diversità di invertebrati svolge un ruolo cruciale negli ecosistemi locali, partecipando a processi fondamentali come la decomposizione della materia organica, l’impollinazione delle piante e la regolazione delle popolazioni di altri organismi. Inoltre, la presenza di specie rare o minacciate sottolinea la necessità di conservare e proteggere questo prezioso santuario naturale per garantire la sopravvivenza di tutta la sua fauna, dai mammiferi fino ai più piccoli artropodi.

Flora del Vesuvio

La flora del Parco Nazionale del Vesuvio è una testimonianza della resilienza e dell’adattabilità della natura di fronte alle eruzioni e ai cambiamenti ambientali. Con oltre 1.000 specie vegetali colonizzatrici nel tempo, oggi si contano circa 744 entità floristiche, di cui solo il 2% rappresenta specie endemiche, risultato delle molteplici ricolonizzazioni successive alle eruzioni vulcaniche.

Tra queste specie si trovano la rara Silene giraldii, condivisa con le isole di Capri e Ischia, e la ginestra dell’Etna (Genista aetnensis), una specie endemica introdotta sul Vesuvio dopo l’eruzione del 1906, che ha formato fitti boschi in aree come l’Atrio del Cavallo e la Valle dell’Inferno.

La vegetazione mediterranea è ben rappresentata, grazie alla vicinanza al mare e alle moderate altitudini, che raggiungono il punto più alto a 1.281 metri sul livello del mare con il Gran Cono del Vesuvio.

Tra le specie più significative figurano 19 tipi confermati di orchidee selvatiche, protette per la loro rarità e vulnerabilità secondo la Convenzione di Washington del 1973. Inoltre, si possono osservare piccoli gruppi di betulle (Betula pendula), relitti delle foreste mesofile che un tempo ricoprivano le pendici del vulcano, risalenti a periodi in cui il clima era più umido e fresco rispetto a quello attuale.

Macchia mediterranea e foreste della regione

La macchia mediterranea e le foreste mesofile rappresentano elementi chiave del paesaggio del Parco Nazionale del Vesuvio.

La macchia mediterranea è caratterizzata da una vegetazione densa e varia, composta principalmente da arbusti e piccoli alberi, raramente superiori ai 4-5 metri di altezza. Questa vegetazione sempreverde, spesso aromatica, forma una rete compatta di specie adattate alle condizioni mediterranee, con inverni miti e umidi ed estati calde e secche. La biodiversità floristica della macchia è notevole, con specie arboree come il leccio e la quercia, e una vasta gamma di arbusti tra cui mirto, corbezzolo, alloro e lentisco.

La macchia mediterranea sul Vesuvio tende a essere xerofila, con foglie piccole e coriacee che riducono la perdita d’acqua nei periodi di siccità. Durante l’estate, molte di queste specie entrano in uno stato di riposo vegetativo per conservare le risorse.

La vegetazione arbustiva mediterranea sul Vesuvio, sebbene non molto densa, ospita una varietà di piante come ginestre, acetoselle, valeriana e elicriso. Nelle aree più scoscese, la vegetazione è più rada, con limitate popolazioni di specie come le dock e la ginestra dell’Etna, risultato di interventi forestali storici.

Questi arbusteti e foreste non solo contribuiscono alla bellezza paesaggistica del Vesuvio, ma svolgono anche un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità e nella stabilità dell’ecosistema della regione.

Brughiera di Betulle

La brughiera del Parco Nazionale del Vesuvio è caratterizzata dalla presenza di diverse specie di ginestre, tipiche di molte associazioni vegetali della macchia mediterranea. Queste piante, appartenenti alla famiglia delle leguminose, sono note per la loro capacità di colonizzare anche gli ambienti più difficili. La loro presenza è particolarmente evidente in vaste aree del parco, dove l’intenso giallo dei loro fiori domina il paesaggio primaverile.

Le ginestre svolgono un ruolo cruciale nella colonizzazione delle aree vulcaniche, come evidenziato da una ricerca finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare attraverso la Direttiva Biodiversità, intitolata Influenza dell’aumento della temperatura sulle comunità vegetali pioniere del Vesuvio.

Nel Parco Nazionale del Vesuvio, alcune delle specie di ginestre più rappresentative includono la ginestra comune, la ginestra dei carbonai e la ginestra dell’Etna. Queste piante non solo contribuiscono alla diversità e alla bellezza del paesaggio vesuviano, ma svolgono anche un ruolo importante nel processo di successione ecologica e nel recupero degli ecosistemi dopo eventi vulcanici.

Orchidee

Le orchidee sono davvero straordinarie per la loro eleganza e delicatezza, così come per la sorprendente varietà di colori e forme. Sono una delle famiglie di piante più diversificate al mondo, con oltre 25.000 specie distribuite a livello globale, fatta eccezione per le regioni estremamente fredde o desertiche.

Sebbene la maggior parte delle specie si trovi nelle aree intertropicali, l’Italia si distingue come uno dei paesi europei con una notevole diversità di orchidee, ospitandone circa un centinaio di specie differenti.

Queste piante erbacee sviluppano steli floreali da una parte sotterranea, con foglie terminali e fiori che si riuniscono in infiorescenze durante la primavera, principalmente nel mese di maggio. Alcune specie, come quelle del genere Spiranthes, possono anche fiorire in autunno.

L’esquisita bellezza e fragilità delle orchidee le rendono un tesoro botanico degno di ammirazione e protezione, sia nel Parco Nazionale del Vesuvio che in qualsiasi altro ambiente in cui si trovino.

Viticoltura

La biodiversità agricola è stata una caratteristica distintiva delle pendici del Vesuvio fin dall’antichità.

Il suolo fertile, composto da rocce vulcaniche, unito a un clima temperato con inverni miti ed estati calde e secche, ha fornito un ambiente favorevole allo sviluppo di un’agricoltura prospera e diversificata.

In epoca romana, sebbene la vera natura vulcanica del Vesuvio fosse sconosciuta, si riconosceva la fertilità delle sue pendici, arricchite di minerali, in particolare potassio.

La vite, introdotta in Campania dai Greci oltre 3.000 anni fa, è stata una delle coltivazioni più importanti nella regione vesuviana. Tuttavia, accanto alla vite, una grande varietà di colture ha prosperato su queste terre nel corso dei secoli, creando una ricca diversità agricola che ha nutrito le comunità locali e contribuito alla ricchezza culturale della regione.

Funghi, miceti e biodiversità fungina

Nel Parco Nazionale del Vesuvio si possono trovare oltre 200 specie differenti di funghi, testimoniando la ricca biodiversità fungina della regione.

I funghi sono organismi affascinanti, da lungo tempo oggetto di dibattito sulla loro classificazione tassonomica. Sebbene un tempo fossero considerati parte del regno vegetale e persino animale da alcuni studiosi, oggi sono riconosciuti come appartenenti a un regno a sé stante.

A differenza delle piante, i funghi sono eterotrofi, il che significa che non possono produrre autonomamente i propri nutrienti e dipendono da altri organismi per il sostentamento. Questa caratteristica, insieme al loro sistema riproduttivo basato sulle spore e ad altre peculiarità della loro struttura cellulare, giustifica la loro classificazione separata.

I funghi svolgono un ruolo cruciale nei cicli biologici decomponendo la materia organica vegetale e animale, contribuendo alla decomposizione dei rifiuti organici che le piante non possono direttamente utilizzare. Inoltre, molti funghi instaurano relazioni simbiotiche con le specie arboree, fornendo loro minerali essenziali per la crescita e il metabolismo.

Questa diversità di funghi all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio è una testimonianza della complessità e dell’interconnessione degli ecosistemi presenti nella regione.

Cratere del Vesuvio

Il sentiero naturalistico n. 5 "Il Gran Cono" inizia dal Piazzale di Quota 1000, un’area situata a 1.000 metri sul livello del mare nel comune di Ercolano, alla fine della Strada Provinciale Ercolano-Vesuvio. Questo punto, gestito dal Parco Nazionale del Vesuvio, non dispone di parcheggi né di servizi igienici. È importante tenerlo presente nella pianificazione dell’escursione. Per chi arriva in auto, il parcheggio e le aree di sosta lungo la strada provinciale sono gestiti dal comune di Ercolano.

Dal Piazzale si può godere di una vista straordinaria sul versante settentrionale del Monte Somma, con i possenti Cognoli di Sant’Anastasia e Punta Nasone, la vetta dell’antico vulcano che si innalza fino a 1.132 metri, di fronte ai Cognoli di Ottaviano e di Levante. Guardando verso l’alto, si può anticipare con emozione l’ascesa verso il bordo inferiore dello Sterminator Vesevo.

Sentieri

I sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio offrono un’esperienza unica di esplorazione e scoperta. Tra il 2001 e il 2003, il parco ha istituito una Rete Sentieristica del Parco Nazionale del Vesuvio, composta da 11 percorsi per un totale di 54 chilometri. Questi sentieri sono stati progettati per offrire una varietà di esperienze, dai percorsi naturali circolari ai sentieri didattici e panoramici.

Ogni sentiero è dotato di una segnaletica specifica che descrive le principali caratteristiche naturali, geologiche e storiche lungo il percorso. Inoltre, sono stati realizzati interventi di mitigazione del rischio per garantire la sicurezza dei visitatori, tra cui la stabilizzazione e il consolidamento delle aree vulnerabili mediante la costruzione di palizzate, ringhiere metalliche e muri in pietra.

I sei sentieri naturali circolari (nn. 1, 2, 3, 4, 5 e 8) permettono agli escursionisti di immergersi nella bellezza naturale del territorio, mentre il sentiero didattico (n. 9) offre l’opportunità di apprendere sulla flora, fauna e geologia della zona. Il sentiero panoramico (n. 6) regala viste spettacolari sul paesaggio circostante, mentre il sentiero agricolo (n. 7) racconta la ricca storia agricola della regione.

Sentiero n. 1: Valle dell’Inferno

Dopo un primo tratto in salita, il percorso si unisce al Sentiero n. 2 "Lungo i Cognoli", raggiungendo un’area denominata Largo Angelo Prisco, in memoria del finanziere ucciso nel 1995. Da questo punto, il sentiero si biforca, segnalato da una targa commemorativa.

Il sentiero prosegue a sinistra, attraversando un bosco con ontani napoletani e alternando tratti ombreggiati e soleggiati. Raggiunge poi uno spazio aperto dominato da depositi piroclastici, con viste sul vulcano e sui campi di ginestre. Questo tratto offre un’esperienza intensa, tra l’aroma dei fiori gialli e la vista delle cupole laviche e delle bocche eruttive.

Lunghezza12.390 metri
Altitudine massima1.000 metri s.l.m.
Durata7,5 ore
DifficoltàAlta (percorso lungo)
Punto di partenza/arrivoOttaviano/Monte Somma

Sentiero n. 2: Cognoli

Il percorso offre l’opportunità di esplorare i paesaggi più suggestivi e naturali dell’area Somma-Vesuvio, attraversando ambienti forestali diversificati, dalla fitta macchia mediterranea alle zone di roccia vulcanica nuda.

Il punto di partenza si trova lungo la strada che dal Palazzo Mediceo di Ottaviano conduce al complesso vulcanico. Dopo un primo tratto comune con il Sentiero n. 1, segnalato da una barriera stradale, il percorso si snoda attraverso strette curve asfaltate per poi entrare in una strada sterrata.

La vegetazione varia da una densa pineta di pini domestici a un bosco mesofilo, con la presenza di castagni, ontani napoletani, aceri campestri, lecci e robinie. Tra le specie di uccelli che nidificano nella zona, il picchio rosso minore, una specie rara e localizzata in Campania, ha trovato rifugio nel Parco del Vesuvio. Dopo una ripida salita di oltre 1 chilometro, si raggiunge Largo Angelo Prisco, un punto di riferimento intitolato al giovane finanziere ucciso dai bracconieri nel 1995.

Da qui, il Sentiero n. 1 si dirama a sinistra, mentre il nostro itinerario prosegue a destra con una dolce salita, attraversando un ombreggiato bosco di castagni, dove i funghi emanano un intenso e piacevole aroma.

Dopo circa 1.200 metri, si incontra un bar e, sulla destra, una diramazione inizialmente percorribile e poi pedonale, che collega il Sentiero n. 2 con il Sentiero n. 3 da Santa Maria di Castello a Punta Nasone. Tuttavia, una frana attualmente blocca questa connessione. Proseguendo lungo il nostro cammino, si entra in una densa pineta di pini domestici e pini marittimi, con l’aggiunta di specie come l’ontano napoletano e il carpino nero.

Alla fine del bosco, il sentiero si apre a una vegetazione di ginestre, con la presenza di pannelli in gesso risalenti all’epoca borbonica. Dopo aver risalito alcune curve strette, si raggiunge un bivio, da cui si prende il sentiero di destra, che conduce a una piazzola panoramica, la nostra destinazione intermedia.

Sentiero n. 3: Monte Somma

Questo percorso ad anello conduce a Punta Nasone, la vetta più alta del Monte Somma, con un’altitudine di 1.132 metri sul livello del mare.

Nella prima parte del percorso, si può camminare lungo 800 metri dell’antica Via Traversa, adattata per non vedenti e disabili. Una recinzione con corrimano in corda costeggia questo sentiero accessibile, con indicatori tattili ogni 100 metri. Lungo questo percorso, si possono osservare numerose specie di ginestre.

Il percorso offre splendide vedute sul Golfo di Napoli, che rappresentano solo un’anteprima dei panorami mozzafiato che si potranno ammirare più avanti. Dopo una stretta curva a sinistra, si entra in un bosco di robinie e castagni. Il sentiero continua fino a raggiungere un bivio: un percorso conduce a una cisterna di raccolta delle acque piovane, mentre la salita al Monte Somma prosegue a destra tramite una scalinata.

Il sentiero diventa ripido e caratterizzato da una fitta vegetazione. Tratti in legno ombreggiati si alternano a zone aperte di cespugli di ginestra, che in primavera si adornano di gigli arancioni brillanti. Dai Cognoli di Trocchia e Sant’Anastasia, si possono ammirare panorami sul Golfo di Napoli, la pianura campana e la riserva dell’Alto Vesuvio, tra gli altri.

In cima a Punta Nasone, si trovano piccole capanne per il riposo, una cappella dedicata a Santa Maria e una grande croce, elementi legati agli antichi riti civili e religiosi, come la Festa della Montagna. Questa celebrazione commemora il pellegrinaggio dei fedeli che salgono sul Monte Somma dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie a Castello (Somma Vesuviana).

Lunghezza: 7.650 metri in totale
Altitudine massima: 1.132 metri s.l.m.
Durata: 5,5 ore in totale
Difficoltà: Alta
Punto di partenza/arrivo: Somma Vesuviana

Sentiero n. 4: Riserva Forestale Tirone-Alto Vesuvio

Questo sentiero si trova all’interno della Riserva Forestale Tirone-Alto Vesuvio, che si estende su circa 1.000 ettari.

Dopo il cancello d’ingresso, si entra immediatamente in una pineta, risultato dei lavori di rimboschimento effettuati dal Corpo Forestale dello Stato per stabilizzare i pendii instabili del Vesuvio.

Nei muri di pietra lavica a secco che costeggiano il sentiero, è facile riconoscere l’ombelico di Venere, una pianta erbacea con foglie carnose e tonde. In primavera, nel sottobosco fioriscono diverse specie di orchidee selvatiche. La macchia mediterranea è rappresentata da specie tipiche come lentisco, mirto, alloro e rosmarino.

La lunghezza totale del percorso è di 11.260 metri, con un’altitudine massima di 625 metri sul livello del mare. La durata stimata è di 6 ore in totale, con difficoltà media. Il punto di partenza e di arrivo è la SP Ercolano-Vesuvio.

Numerose specie animali abitano queste foreste, tra cui il raro colubro di Esculapio.

Dopo la macchia di ginestre, il sentiero sale dolcemente fino a raggiungere le Baracche Forestali, dove si trova la casa della Strega Amelia, personaggio Disney. Proseguendo dritto, si può godere di una vista panoramica sul mare blu del Golfo di Napoli e sulle aride pendici del Gran Cono. Il sentiero offre una piacevole variante che conduce all’area della vecchia funicolare e termina in una splendida piazzola panoramica con un’area di sosta.

Sentiero n. 5: Il Gran Cono del Cratere del Vesuvio

Il sentiero naturalistico n. 5 "Il Gran Cono" inizia dal Piazzale di Quota 1000, un’area situata a 1.000 metri sul livello del mare nel comune di Ercolano, alla fine della Strada Provinciale Ercolano-Vesuvio. Al Piazzale, gestito dal Parco Nazionale del Vesuvio, il parcheggio non è consentito e attualmente non sono disponibili servizi igienici pubblici. Tieni presente queste informazioni nella pianificazione della tua escursione.

Dal Piazzale è già possibile godere di una splendida vista sul versante settentrionale del Monte Somma con i Cognoli di Sant’Anastasia e Punta Nasone, la vetta dell’antico vulcano alta 1.132 metri, di fronte ai Cognoli di Ottaviano e Levante. Guardando verso l’alto, puoi trattenere il respiro e immaginare l’ascesa al bordo inferiore dello Sterminator Vesevo.

Orari di apertura e prezzi di accesso al cono craterico del Vesuvio:

  • Gennaio – Febbraio – Novembre – Dicembre: 9:00 – 15:00
  • Marzo – Ottobre: 9:00 – 16:00
  • Aprile – Maggio – Giugno – Settembre: 9:00 – 17:00
  • Luglio – Agosto: 9:00 – 18:00

Tariffe d’ingresso:

  • Ridotto: 8 €
  • Intero: 10 €

Come raggiungere il cratere del Vesuvio in auto

Per raggiungere il cratere del Vesuvio, segui queste indicazioni:

In auto: Prendi l’autostrada A3 Napoli-Salerno ed esci a Torre del Greco. Dall’uscita di Torre del Greco, prendi la seconda uscita alla rotonda e segui le indicazioni per "Vesuvio". Prosegui su via Enrico De Nicola e poi su via Vesuvio. Alla fine di via Vesuvio, prendi la prima uscita alla rotonda verso Contrada Osservatorio e segui la SP144 fino a raggiungere il parcheggio situato a 800 metri sul livello del mare (15 minuti, 7,3 km).

Dal parcheggio a 800 metri al parcheggio a 1.000 metri (ingresso al sentiero naturalistico n. 5 "Il Gran Cono del Vesuvio"), hai due opzioni:

  • A piedi, lungo la SP144 per circa 30 minuti (1,8 km).
  • Con il servizio navetta gestito dal Comune di Ercolano, al costo di 1,00 € a tratta, con una durata di circa 4 minuti.

Coordinate GPS a 800 metri sul livello del mare: 40.828248, 14.414986

Come raggiungere il cratere del Vesuvio in autobus o treno

Per raggiungere il Vesuvio in treno o autobus dall’Aeroporto di Capodichino o dalla Stazione Centrale – Piazza Garibaldi di Napoli, segui queste istruzioni:

  1. Dall’Aeroporto di Capodichino o dalla Stazione Centrale – Piazza Garibaldi, prendi un autobus per Stazione Centrale – Piazza Garibaldi (Napoli Centrale).
  2. Alla Stazione Centrale – Piazza Garibaldi, cerca i treni della Circumvesuviana per Sorrento o Poggiomarino via Pompei. Puoi controllare gli orari e i prezzi dei biglietti sul sito ufficiale dell’EAV.
  3. Sali sul treno e scendi alla stazione Ercolano Scavi. Da qui, troverai taxi e navette private per raggiungere il Vesuvio.
  4. Un’altra opzione è prendere i treni della Circumvesuviana per Sorrento o Poggiomarino via Pompei dalla Stazione Centrale – Piazza Garibaldi e scendere alla stazione Pompei – Villa dei Misteri. Da lì, puoi prendere uno degli autobus locali EAV per il Vesuvio.
  5. Se ti trovi a Sorrento, puoi prendere un treno della Circumvesuviana fino a Pompei – Villa dei Misteri e poi salire su uno degli autobus locali EAV per il Vesuvio.

Ricorda che il servizio locale EAV offre collegamenti in autobus da Pompei al Vesuvio. Controlla il loro sito web per maggiori informazioni sugli orari degli autobus.

(È disponibile una fermata intermedia all’Osservatorio, vicino al Fiume di lava, sentiero n. 9 del Parco Nazionale del Vesuvio).

Sentiero n. 6: La Matrona

Il Sentiero della Matrona segue l’antico percorso utilizzato dai fratelli Matrone per salire al Gran Cono dal versante di Boscotrecase. Dopo quasi tre decenni di lavori, segnati da distruzioni dovute a improvvise eruzioni laviche e successive ricostruzioni, la strada fu inaugurata il 4 gennaio 1927.

Questo sentiero di 8 km inizia con un tratto in cemento per poi trasformarsi in un sentiero sterrato, conducendo gli escursionisti fino a un’area aperta a 1.050 metri sul livello del mare, da cui si può proseguire a piedi fino al Gran Cono del Vesuvio.

Recentemente ristrutturato con fondi del Parco Nazionale del Vesuvio, il sentiero è stato gravemente danneggiato da un incendio nel 2017. Tuttavia, ora permette nuovamente a turisti ed escursionisti di accedere al Gran Cono dal lato di Boscotrecase, complementando l’accesso esistente da Ercolano.

Questo contribuirà a distribuire il flusso turistico e a ridurre l’impatto umano sul territorio, offrendo al contempo un’opzione più sostenibile e rispettosa dell’ambiente per l’accesso in bicicletta e a piedi.

Sentiero n. 7: Valle della Profica

Il Sentiero della Valle della Profica, in parte agricolo, risale il versante orientale del Monte Somma, partendo dalla chiesa di Santa Maria La Scala, dove si trova l’ingresso di Via Profica Paliata.

Nel primo tratto, il percorso attraversa un ambiente rurale variegato: sulla sinistra si trovano alberi da frutto come fichi, albicocchi, ciliegi e susini, mentre sulla destra si alternano vigneti, noccioleti e alcuni castagni. Tra gli uccelli più comuni della zona si possono osservare il pigliamosche, lo stiaccino, l’usignolo e il verzellino, oltre all’upupa e al rigogolo, che in estate mostrano il loro piumaggio giallo e nero accompagnato da un canto melodioso.

Il sentiero si sviluppa dolcemente su una collina, con vista sui Cognoli di Ottaviano e Levante sullo sfondo, e più avanti sui versanti orientali del Vesuvio. Ai due incroci lungo il percorso, bisogna mantenersi sulla sinistra.

Dopo il secondo incrocio, il paesaggio lascia gradualmente spazio a un bosco misto, prevalentemente di querce, con un sottobosco ricco e diversificato. Gli uccelli tipici dei campi lasciano il posto a quelli delle foreste, come il picchio rosso maggiore, il picchio verde, il torcicollo eurasiatico e il picchio muratore.

Attraversata una pineta di pini domestici, si prosegue sulla destra fino a raggiungere un castagneto con un sottobosco rigoglioso. A 410 metri sul livello del mare, si trovano delle scale in legno che facilitano l’ascesa alle creste del Monte Somma dal versante occidentale. Da queste creste si possono ammirare le valli del Monte Somma, con il Vallone Tagliente a destra e il Vallone della Profica a sinistra.

Percorrendo le creste su un substrato di lava e piroclastiti dell’antico apparato vulcanico, si procede per circa 900 metri. Raggiunta la quota di 730 metri, il sentiero si interseca con altri due percorsi, il n. 1 e il n. 2. Da qui, si può proseguire l’escursione o tornare all’area di partenza.

Sentiero n. 8: Trenino a Cremagliera

Il sentiero segue il percorso storico di ascesa al Vesuvio da San Sebastiano fino alla collina dove si trova l’Osservatorio Vesuviano. Attraversa parte del tracciato della vecchia ferrovia a cremagliera che collegava la Stazione Elettrica Centrale (oggi nota come Stazione Cook, di proprietà del Parco Nazionale del Vesuvio e recentemente ristrutturata) con l’Osservatorio.

Questo tratto di ferrovia a cremagliera, utilizzato per affrontare i pendii più ripidi, faceva parte di una linea ferroviaria che dal 1903 trasportava turisti da Pugliano (Ercolano) alla stazione inferiore della funicolare. Tuttavia, l’eruzione del 1944 distrusse irreparabilmente la funicolare, che fu sostituita nel 1953 da una seggiovia chiusa nel 1984 a causa del vento.

Il sentiero, con una lunghezza totale di 2.906 metri e un’altitudine massima di 538 metri sul livello del mare, richiede circa 2 ore ed è di difficoltà media. Parte da San Sebastiano al Vesuvio e attraversa campi coltivati e la spettacolare colata lavica del 1944. Lungo il percorso, si possono osservare diverse specie di uccelli e una fumarola che emette calore vulcanico.

Dopo aver attraversato un bosco misto e raggiunto un punto panoramico con vista sul Golfo di Napoli, il sentiero continua fino alla strada provinciale. Si consiglia una deviazione lungo il Sentiero n. 9 per ammirare da vicino la colata lavica del 1944. Infine, si può tornare al punto di partenza seguendo lo stesso percorso al contrario.

Sentiero n. 9: Fiume di Lava

Il Sentiero del Fiume di Lava offre l’esperienza unica di camminare su una colata lavica, immersi in un paesaggio quasi lunare. Il percorso inizia vicino all’Osservatorio Vesuviano e offre l’opportunità di visitare il museo annesso, che espone strumenti scientifici antichi e una mostra permanente sui vulcani.

Il sentiero inizia in discesa, attraversando un fitto bosco con carrubi, castagni, noccioli e querce, mentre il sottobosco ospita biancospini. Superato un restringimento tra pareti di pomici dell’eruzione del 79 d.C., si arriva a uno slargo dove si trovano un pozzo borbonico e un esemplare di sambuco.

Con una lunghezza totale di 1.039 metri e un’altitudine massima di 568 metri sul livello del mare, il sentiero richiede circa 1 ora ed è di bassa difficoltà. Dopo un primo tratto in salita, il terreno si appiana. Il sottobosco si arricchisce con piante come euforbie, edera e tamaro nero, mentre in primavera sbocciano diverse specie di orchidee.

Il percorso termina nel fiume di lava, dove il lichene pioniere Stereocaulon vesuvianum colora il paesaggio di un grigio argenteo. Da qui, si può godere di una vista panoramica sul Golfo di Napoli e sui pendii del Vesuvio. La colata lavica risale all’eruzione del 1944, l’ultima registrata nell’area.

Per tornare, si segue lo stesso percorso a ritroso fino al punto di partenza.

Sentiero n. 10: Olivella

Il Sentiero dell’Olivella attraversa la campagna di Sant’Anastasia fino alle sorgenti omonime, un fenomeno raro nel parco a causa della permeabilità delle rocce vulcaniche. Il percorso parte dal centro di Sant’Anastasia, salendo dolcemente tra paesaggi rurali con vigneti e frutteti, dove spicca l’albicocco, con oltre 80 varietà endemiche.

Con una lunghezza totale di 3.730 metri e un’altitudine massima di 370 metri sul livello del mare, il sentiero richiede circa 2,5 ore ed è di bassa difficoltà. Lungo il percorso, si incontrano le edicole della Via Crucis e si possono ammirare viste sul Monte Somma e sulla macchia mediterranea.

Dopo circa 1,5 km, si raggiunge un bivio e si prosegue a destra, dove una sbarra segna l’inizio del sentiero sterrato che conduce alle sorgenti. Le sorgenti sono protette da piccole cancellate per preservarne la storia. Nell’area, si trovano una statua di Santa Maria e un muro che mostra gli strati dei prodotti vulcanici.

La presenza dell’acqua a Olivella attira una fauna diversificata, tra cui micromammiferi e uccelli come l’usignolo e la sterpazzolina. Il ritorno segue lo stesso percorso dell’andata, offrendo l’opportunità di ammirare ancora una volta il paesaggio rurale e i suggestivi dettagli naturali dei dintorni.

Sentiero n. 11: Pineta di Terzigno

Il Sentiero della Pineta di Terzigno offre una passeggiata piacevole e accessibile, progettata per persone con mobilità ridotta, situata nella Piana Tonda. Con una lunghezza totale di 1.500 metri e un’altitudine massima di 211 metri sul livello del mare, il percorso dura circa 30 minuti ed è di bassa difficoltà.

Questo sentiero attraversa un’area con un substrato lavico recente, dove nel XX secolo è stata piantata una pineta attualmente in fase di recupero. I visitatori possono godere della bellezza e della diversità del paesaggio vesuviano, accompagnati solo dal canto degli uccelli locali.

Nonostante sia completamente accessibile, il sentiero offre diverse prospettive e paesaggi variegati, tra cui aree ombreggiate di pini, tratti soleggiati nella macchia mediterranea e zone con substrato piroclastico arido. Durante la passeggiata, si può ammirare il versante occidentale del Vesuvio.

Il percorso è stato progettato per permettere ai visitatori di avvicinarsi agli alberi e alla vegetazione locale, in particolare ai cespugli della macchia mediterranea, per poterli osservare, annusare e toccare.

Il Sentiero della Pineta di Terzigno è ideale per chi desidera vivere gli ambienti tipici del Vesuvio con una passeggiata semplice e per gli sportivi alla ricerca di condizioni ideali per l’allenamento in un’area relativamente piccola ma rappresentativa della bellezza del Parco Nazionale.

Storia, Cultura e Tradizioni del Vesuvio

Il Parco Nazionale del Vesuvio è dedicato non solo alla conservazione del patrimonio culturale e ambientale, ma anche alla promozione di iniziative volte a valorizzare la memoria storica e il legame intimo tra l’uomo e la natura in questi luoghi. Attraverso strategie di intervento, il parco cerca di individuare siti in cui poter vivere esperienze uniche, complementari ai classici itinerari turistici.

Queste iniziative mirano a mettere in risalto la ricca storia, la diversità culturale e le profonde tradizioni radicate nella regione. Promuovendo l’esplorazione di questi aspetti, il Parco Nazionale del Vesuvio offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nella storia del territorio e comprendere meglio il rapporto tra le comunità locali e il loro ambiente naturale.

Feste e Canti del Vesuvio

Le feste e i canti del Vesuvio offrono uno sguardo unico sulla ricca tradizione culturale della regione. Tra le forme musicali più importanti ci sono le Tammurriate, caratterizzate da un ritmo vivace e testi che spesso trattano temi sociali e politici. Un’altra forma distintiva è la Fronna ‘e limone, un canto legato al lavoro nei limoneti, mentre i Canti ‘a figliola sono tradizionali ninne nanne tramandate di generazione in generazione.

Queste espressioni musicali affondano le loro radici nella storia e nella vita quotidiana delle comunità locali e sono state trasmesse nel tempo per mantenere viva la cultura e l’identità della regione. Durante le festività religiose e altri eventi culturali, questi canti e danze sono parte integrante della celebrazione, rafforzando il senso di comunità e il legame con la terra e le sue tradizioni.

Nonostante i cambiamenti economici e sociali che hanno interessato la regione negli ultimi decenni, queste tradizioni musicali rimangono una parte fondamentale della vita sul Vesuvio. Attraverso la musica e le celebrazioni, le comunità locali continuano a onorare il loro patrimonio culturale e a rafforzare i legami sociali. Queste feste e canti non sono solo un’espressione dell’identità locale, ma anche una fonte di ispirazione ed emozione per chi le vive dall’esterno.

Madonna dell’Arco

La festa della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia, celebrata il Lunedì dell’Angelo, è una delle più importanti del culto mariano in Campania, attirando un gran numero di fedeli. Ciò che rende questa celebrazione unica e popolare sono i fujenti (i corridori), protagonisti in tutti gli aspetti della festività. Organizzati in associazioni, questi fedeli arrivano al santuario in gruppi chiamati paranze, provenienti da diverse parti della provincia di Napoli.

I fujenti indossano una divisa distintiva, bianca con fasce blu e rosse, e portano i toselli, statue votive in legno e cartapesta caratteristiche di questa festa. La musica che accompagna la processione comprende marce eseguite da bande locali e tammurriate, i tradizionali canti popolari della regione.

Uno degli aspetti più suggestivi della festa è la grande quantità di tavolette votive conservate nel museo del santuario. Questi ex voto testimoniano i miracoli attribuiti all’intercessione della Madonna dell’Arco, rafforzando il contesto miracoloso del culto e aumentando la devozione dei fedeli verso questa figura mariana.

I Quattro Altari

La Festa dei Quattro Altari è l’evento più significativo di Torre del Greco e si celebra a giugno, otto giorni dopo il Corpus Domini. Questa festività ricorda la redenzione baronale della città vesuviana nel 1699.

Il momento centrale della festa è la realizzazione dei quattro altari, allestiti da pittori, scultori e architetti. Questi altari si trovano in quattro diverse piazze della città: Largo del Carmine, Largo San Giuseppe, Marina della Città e Piazza Santa Croce. Ogni altare rappresenta temi sacri noti come misteri ed è decorato con elaborati tappeti realizzati con segatura e polveri colorate, contribuendo a creare una scenografia suggestiva.

La celebrazione dura tre giorni ed è ricca di eventi, tra cui sfilate con il carro sacro, spettacoli di musica popolare e tammurriate. La festa culmina con i tradizionali fuochi d’artificio sul mare, un evento spettacolare atteso con entusiasmo sia dalla popolazione locale che dai visitatori.

Festival delle Lanterne

Il Festival delle Lanterne è un evento che si celebra ogni quattro anni all’inizio di agosto nel borgo fortificato di Casamale a Somma Vesuviana. Questa festività, radicata nel culto della Madonna della Neve, affonda le sue origini negli antichi riti della fertilità che segnavano la fine dell’estate.

Durante il festival, le strette vie del borgo si illuminano con migliaia di lampade a olio disposte in telai di legno dalle diverse forme geometriche e dimensioni graduali, creando un’atmosfera suggestiva. L’intero villaggio è decorato con baldacchini di rami, felci, carte colorate e zucche illuminate dall’interno. Inoltre, vengono allestite scene di vita rurale dal vivo per la gioia dei visitatori.

È importante sottolineare che il Festival delle Lanterne si celebra senza musica, ad eccezione di un momento speciale durante la processione di Santa Maria della Neve il 5 agosto, quando un coro femminile canta dai balconi e dalle terrazze per annunciare il passaggio della Santa.

Un altro evento significativo nell’area vesuviana è la festa dedicata alla Vergine del Castello a Somma Vesuviana. Questa celebrazione si svolge dal sabato di Pasqua fino al 3 maggio attorno all’omonimo santuario, costruito alla fine del XV secolo. Durante questi giorni, vengono accesi grandi falò notturni intorno al santuario e sui pendii del monte per scacciare la paura e simboleggiare la lava che scorre.

I pellegrinaggi sono costanti in questi giorni, ma le paranze (gruppi organizzati) si distinguono come protagoniste. Sono loro a preparare i banchetti, i falò e a rendere omaggio alla Madonna Pacchiana con un ricco repertorio di canti e danze tradizionali come le fronne, i canti a figliola e le tammurriate. La festa culmina con la preparazione della perca, un ramo di castagno decorato con fiori, frutti e cibi offerti alla Vergine mentre si intonano i canti a figliola.

San Michele Arcangelo

San Michele Arcangelo è il patrono della città di Ottaviano e in suo onore si celebra una festa all’inizio di maggio, con l’8 maggio come giornata culminante delle celebrazioni. Il festival inizia all’alba con la diana, una serie di fuochi d’artificio lanciati da diversi quartieri che guidano la popolazione verso la Chiesa di San Michele. Durante questo tragitto, sia adulti che bambini seguono la parata.

Giunti alla chiesa, viene celebrata una messa, seguita da una processione con la partecipazione di bande musicali. Uno dei momenti più spettacolari della giornata è il Volo degli Angeli, in cui un bambino e una bambina, vestiti da angeli, vengono sospesi in aria grazie a un sistema di corde azionate da pulegge. Mentre si muovono sopra la folla, cantano un antico inno all’Arcangelo, accompagnati dalla banda. Questo volo viene ripetuto quattro volte nelle principali piazze del centro storico di Ottaviano.

Il 10 maggio si svolge il Palio dell’Asino, una tradizionale fiera del bestiame che include una corsa di asini e uno spettacolo pirotecnico finale sotto il Monte Somma. Oltre a queste attività, i festeggiamenti patronali includono anche concerti di musica classica, bande musicali e spettacoli di musica leggera per il divertimento dei partecipanti.

Il periodo migliore per visitare il Parco Nazionale del Vesuvio

Il periodo migliore per visitare il Vesuvio va dall’inizio di aprile alla metà di giugno o dalla fine di agosto alla fine di ottobre. Durante la primavera, il paesaggio si colora di tonalità vivaci, come il giallo e il viola della ginestra e della valeriana, offrendo un’esperienza sensoriale unica. Per evitare la folla, è consigliabile arrivare presto, poiché ci sono meno visitatori alla biglietteria prima delle 9:30 del mattino.

È importante notare che il meteo sulla sommità del cratere può cambiare rapidamente, quindi è fondamentale essere preparati. Se la visibilità dalla base è limitata e il cratere non è visibile, si consiglia di non salire. L’imprevedibilità del clima sulla cima del Vesuvio richiede sempre prudenza e il rispetto delle linee guida locali.